La crisi alimentare in Venezuela ed altre considerazioni sociopolitiche

Attualmente il Venezuela sta passando una gravissima crisi alimentare, forse la più grave nella sua storia. Notizia sconfortante è che questa crisi continui ad aggravarsi inesorabilmente ogni mese che passa. Gli interventi del Presidente Maduro non sembrano sufficienti, ma anzi dannosi. Con inflazione mensile all'80%, ha aumentato i salari del 40% e ha dato ordine di abbassare i prezzi nei supermercati. 

I supermercati venezuelani sono presi d'assalto dai cittadini affamati, formando file impressionanti, talmente lunghe da costringere un'intervento delle forze dell'ordine. Il problema è che a quanto pare i supermercati non siano nemmeno adeguatamente provvisti per soddisfare le esigenze dei cittadini, ridotti a mendicare un pasto al giorno. Pochi giorni fa, una diciottenne incinta, in fila a protestare per un prosciutto, è persino rimasta fatale vittima di un colpo di pistola sparato da un poliziotto ubriaco. 

La beffa è che il Venezuela è un Paese molto ricco di petrolio, tra i primi posti mondiali. Ma alcuni ritengono che questo genere di ricchezza possa essere addirittura un elemento chiave della crisi odierna. I "facili" guadagni che tale ricchezza permette possono aver distrutto il tessuto sociale ed economico del Paese, non essendo più composto da piccole e medie imprese, ma da enormi aziende in stretta collaborazione (quando non in rapporti clientelari) con il centralizzatissimo governo.

Problema che si sta verificando anche in Italia con la continua vessazione nei confronti delle delle PMI, degli artigiani, dei lavoratori autonomi e tutte le categorie trascurate, che per decenni hanno rappresentato la spina dorsale della nostra economia. Mentre altre categorie privilegiate continuano a godere dei loro benefits, degli aumenti, dell'attenzione da parte di politici, enti pubblici, istituzioni e sindacati. Ma chi paga?


Correndo l'ondata delle criptovalute, argomento attualmente in voga nei media mainstream che lo hanno ignorato per anni, il Venezuela propone una propria moneta digitale, il "Petro". Gli esperti del settore dicono che sarà un flop, se non peggio. Una speranza o un'illusione per questo paese sudamericano? Staremo a vedere.

Nonostante tutta la positività di questo mondo, senza attivare meccanismi lungimiranti in una direzione di fattivo cambiamento culturale e sociale, il futuro sembra sempre più duro. Sinceramente credo sia ora di terminare questa tradizione di lasciare alle generazioni future tutto il costo e il peso delle decisioni presenti. Un fronte comune di logica e concretezza è quanto mai opportuno e urgente.

Come si metterà? A mio avviso, vedremo un distacco sempre maggiore tra le diverse classi sociali, già tutt'ora molto divise, che diventeranno dei veri e propri compartimenti stagni. Questo porterà a delle nuove lotte sociali, di stampo moderno, in cui la tecnologia, l'informatica e internet giocheranno un ruolo molto pesante, secondo me decisivo. Forse i cosiddetti "Nativi Digitali" avranno più carte da giocare, e soprattutto imprevedibili, in contrapposizione al consolidato e radicato potere delle cariatidi che dominano il presente.

La battaglia sarà molto difficile, meno difficile sarà capire da che parte stare.

Saluti
Vidocq

Questa riflessione è già apparsa qui: "La crisi alimentare in Venezuela ed altre considerazioni"

Fonte immagine: newsbtc.com

Anno nuovo, 2018: alla Fiera delle Falsità

Finito un anno nefasto, ne inizia un altro, probabilmente ancora più nefasto e portatore di sciagure e sofferenze. Terminata la fiera delle falsità ben auguranti per Natale e quella della buona fine e del buon inizio, frasi di circostanza come se fregasse davvero qualcosa, inizia la sagra delle balle della campagna elettorale. 

Il pensiero "radical chic" domina: tutti bravi, buoni e santi, salvo essere pronti a pugnalarti alle spalle. Un pensiero che emana dei miasmi nauseabondi tipici da sado intasato come lo sono i loro cervelli.

I segni nefasti per il prossimo anno ci sono tutti, a partire dalla nascita del gatto a due teste e tre occhi avvenuta recentemente in Sudafrica, e non sono di meno le balle sparate dai vecchi residuati bellici di turno in odore di candidatura per le prossime elezioni politiche e per il FVG per le elezioni regionali. Ho visto, ad esempio, il video degli auguri di Autonomia Responsabile provando un senso di profonda nausea.


Il numero 1818 del Catechismo della Chiesa di Roma, parla di Speranza, spesso rinviando le umane sofferenze al premio di una fantomatica lotteria futura. Prega Dio e tutto passerà. Ma il 20 settembre del 1870 Dio non c'era, e non c'era neppure Garibaldi quando i bersaglieri entrarono a Porta Pia "sistemando" il Papa del dogma Pio IX, che poi fece la vittima auto-imprigionandosi e facendosi ritrarre in tale condizione.

Inutile sperare che le cose vadano meglio, senza tra l'altro fare niente perché ciò accada. Le cose peggioreranno, e i soliti pochi che hanno molto ingrasseranno sempre di più assomigliando a dei  grassi e laidi maiali pronti per la macellazione, mentre i molti che hanno poco tireranno sempre di più la cinghia. Abbiamo già gli esempi a partire dagli aumenti delle bollette luce e gas, e il resto dal primo gennaio 2018. Oppure i sacchetti biodegradabili obbligatori che, guarda caso, pare saranno prodotti quasi in esclusiva da un'azienda la cui Amministratrice Delegata (la ormai ex Presidenta sarà contenta di questa terminologia) è una persona vicina a una certa area politica.

Perché augurare "buona fine e buon principio" quando è una palese frase di circostanza dall'odore di falsità evidente? Che cosa ci fa ritenere che il 2018 possa essere un anno migliore del 2017 e dei precedenti? Ad esempio il fatto dell'anziana signora terremotata alla quale hanno negato il dissequestro della casetta?

Prosit!
Mstatus

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