La Guerra del Terrore: storia e metodi

La guerra del terrore esiste dalla notte dei tempi. Lo schieramento A, inferiore per effettivi allo schieramento B, compie una serie di attentati utilizzando atti di estrema ferocia nel territorio dell'avversario al fine di demoralizzarlo, terrorizzarlo per avere la meglio sullo stesso. Un tale Tepes, reso famoso successivamente da un certo Bram Stoker, ad esempio, maestro nella sublime arte dell'impalamento imparata dai turchi nel corso della sua permanenza forzata presso di loro, ebbe la meglio su un esercito cinque volte superiore numericamente che si spaventò vedendo un enorme numero di impalati.

Normalmente gli obiettivi della guerra del terrore sono di tipo militare o governativo. Nel caso dell'attentato alla caserma Serristori, casualmente, morirono anche un paio di civili procurando agli autori dei rimorsi, non tanto per i militari uccisi, ma proprio per i civili morti ignari e casuali passanti mentre esplodeva la bomba. Gli autori dell'attentato (famosi pure quelli), arrestati finirono sotto l'affilata lama della scure del mitico Mastro Titta (516 esecuzioni prima del pensionamento avvenuto ad età avanzata).


Nel corso del secondo conflitto mondiale si utilizzò una specie di guerra del terrore con molte vittime civili buttando la bomba atomica sul Giappone, bombardando Dresda, effettuando attentati da parte di terroristi ritenuti tali dai governanti dell'epoca con successiva rappresaglia su civili, ecc.

I recenti attentati terroristici di matrice fondamentalista islamica, effettuati in modo generalizzato con costante coinvolgimento di civili, portano a ritenere che il nemico identificato dai terroristi sia una completa cultura e civiltà diversa dalla loro, piuttosto che uno schieramento combattente avversario. Tanto è che non viene fatta alcuna distinzione tra donne, bambini, ecc. Tutti sono il nemico, pure il bambino di tre anni morto nel recente attentato a Barcellona.

Niente di nuovo sul fronte occidentale, una guerra santa del terrore da parte di fanatici religiosi che, nel nome di un fantomatico Dio e di un futuro premio della lotteria in vergini, sono pure disposti a morire facendosi esplodere portandosi con loro il "nemico".

Saluti
Mstatus

L'isola che non c'è... o forse sì

Al TG di SKY il Ministro della Giustizia in disaccordo con Minniti, diceva che non c'è un'invasione. Ricapitolando: l'immigrazione (regolamentata) va per la sua strada e ci sono le quote annuali stabilite. Il resto che cos'è? Aspiranti richiedenti asilo che non si possono definire clandestini fino a quando non è concluso l'iter scoprendo che su 100 a meno di 10 viene concesso lo status di rifugiato? Teoricamente tutti quelli che entrano al di fuori delle quote sarebbero clandestini, e si premurano di chiedere lo status di rifugiato politico sospendendo la cosa per i tempi biblici dell'iter burocratico. Intanto si applica la legge del Menga, siccome ce li portano tutti qua, ce li teniamo. 


Ipoteticamente, destinare un'isola, pattugliata all'esterno da un paio di navi da guerra, a centro di raccolta generalizzato (fare arrivare tutti là), provvedendo alla disinfestazione (pidocchi, ecc.), e dando un minimo di sostentamento giornaliero (sulle 1000 calorie), con prestazione di cure mediche quando si può (vedi, ad esempio, tempi di attesa della sanità), potrebbe disincentivare l'invasione. Poi quando arrivano proteste dall'estero si fa una nota di circostanza in cui si dice che noi siamo in grado di fare quello e che se vogliono fare di meglio gli cediamo tutto il pacchetto aggratis (senza volere nulla in cambio).

Una proposta provocatoria, ma pur sempre una proposta!

Esempio: Lampedusa. Era questione di tempo. Dalle varie interviste mi pare che i locali fossero disposti a dare man forte per la profuganza. Ora, probabilmente, dopo che gli hanno chiesto di pagare le tasse di 7 anni tutte in un colpo (con rateizzazione da valutare), vedranno i profughi con un altro occhio, o come la causa dei loro mali. In faccia e di fronte alle telecamere continueranno a dire che non c'entra nulla, ma nel profondo avranno quella convinzione.

Ipoteticamente quando c'è il mors tua, vita mea l'opinione pubblica è disposta a girare la testa dall'altra parte... ma questa è un'altra storia!

Saluti
Mstatus

Chiarimenti sul concetto di rivoluzione

Dopo il recente tentativo di gonfiare di botte tre deputati del PD da parte di alcuni manifestanti NO-VAX*, mi è capitato di leggere in giro elogi alla rivoluzione, portando quale esempio tale fatto di "rabbia popolare" (malcontento o chiamatevelo come vi pare). 

La rivoluzione è un'operazione complessa che va, qualora abbia esito positivo, a "cambiare" l'intero assetto di una società (stato, giustizia, welfare, economia, ecc.), e prevede la resa incondizionata del nemico o la sua soppressione. Tanto è che uno slogan molto famoso è "vittoria o morte" in quanto, una volta passato il punto di non ritorno, o si vince o si muore nel tentativo di farlo, ma non si può tornare a casa a guardare la partita della Juventus. 

Per una rivoluzione serve un progetto teorico ritenuto fattibile che dia la dirittura finale, o meglio: faccio tutto questo per arrivare là, utilizzando anche la cosiddetta rabbia o malcontento popolare. La sola rabbia popolare è un comportamento che ha durata limitata nel tempo. Nell'esempio dei manifestanti NO-VAX, ipoteticamente, una volta gonfiati di botte i tre deputati, la rabbia sarebbe svanita, senza ottenere la resa incondizionata del nemico che avrebbe continuato imperterrito a fare ciò che sta facendo. 

Immagine da qui: fonte
Con la rivoluzione resta da stabilire che fare del nemico una volta ottenuta la sua resa incondizionata, se sottoporlo alla rieducazione rivoluzionaria in appositi campi lavoro, o organizzare qualche altro tipo di soluzione.

Questo è il significato di "rivoluzione" nella sua accezione politico/sociale, il resto sono chiacchiere da salotto benpensante.

Saluti

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