Dopo il recente tentativo di gonfiare di botte tre deputati del PD da parte di alcuni manifestanti NO-VAX*, mi è capitato di leggere in giro elogi alla rivoluzione, portando quale esempio tale fatto di "rabbia popolare" (malcontento o chiamatevelo come vi pare).
La rivoluzione è un'operazione complessa che va, qualora abbia esito positivo, a "cambiare" l'intero assetto di una società (stato, giustizia, welfare, economia, ecc.), e prevede la resa incondizionata del nemico o la sua soppressione. Tanto è che uno slogan molto famoso è "vittoria o morte" in quanto, una volta passato il punto di non ritorno, o si vince o si muore nel tentativo di farlo, ma non si può tornare a casa a guardare la partita della Juventus.
Per una rivoluzione serve un progetto teorico ritenuto fattibile che dia la dirittura finale, o meglio: faccio tutto questo per arrivare là, utilizzando anche la cosiddetta rabbia o malcontento popolare. La sola rabbia popolare è un comportamento che ha durata limitata nel tempo. Nell'esempio dei manifestanti NO-VAX, ipoteticamente, una volta gonfiati di botte i tre deputati, la rabbia sarebbe svanita, senza ottenere la resa incondizionata del nemico che avrebbe continuato imperterrito a fare ciò che sta facendo.
Immagine da qui: fonte |
Con la rivoluzione resta da stabilire che fare del nemico una volta ottenuta la sua resa incondizionata, se sottoporlo alla rieducazione rivoluzionaria in appositi campi lavoro, o organizzare qualche altro tipo di soluzione.
Questo è il significato di "rivoluzione" nella sua accezione politico/sociale, il resto sono chiacchiere da salotto benpensante.
Saluti
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