Campanilismo in FVG anche nei media locali?

La nostra regione è meravigliosa, ogni sua zona ha tanto da raccontare. Sinceramente non si riesce a capire quasi siano i moventi di una polemica sterile come questa, né tanto meno se ne comprende lo scopo. Siamo ai livelli del Corriere che attacca Putin perché le tigri da lui liberate hanno ammazzato capre cinesi?  

Non voglio sembrare né moralista, né retorico, né soprattutto politicamente corretto, infatti finché si parla del folkloristico campanilismo popolare, spesso goliardico, persino lo apprezzo perché so come vanno le cose in FVG. Ma che un giornale locale pubblichi questo genere di articoli gratuitamente dispregiativi nei confronti di un'altra zona della regione, mi sembra piuttosto fuori luogo e soprattutto poco professionale.

Carnia e Carso sono due zone splendide, probabilmente anche molto invidiate da tante altre regioni; che senso ha disprezzarci in questo modo? Che senso ha utilizzare un velato (neanche tanto) ribrezzo per i friulani e la Carnia? Intendiamoci: anche io avrei preferito che l'albero fosse carsico, in quanto forte sostenitore delle tradizioni e tipicità locali. Tuttavia ritengo ci siano modi e modi per esprimersi, e questo articolo sprizza una notevole ignoranza. Ovviamente il tutto è assolutamente IMHO.

Saluti
Vidocq

Una domanda politicamente scorretta?

Domanda politicamente scorretta sollevata in una discussione sul grande Isaac Asimov.

Meglio una dittatura/monarchia il cui dittatore/sovrano è "buono" ed intelligente, o una democrazia in cui il popolo è "cattivo" ed ignorante?

Riportiamo qui le parole di Asimov: «una buona dittatura è comunque meglio di una cattiva democrazia» e «gli ideali in cui credo sono pace, libertà e sicurezza per tutti. Lo stato-nazione è obsoleto: abbiamo bisogno di un governo mondiale federale».

Immagine da www.famousauthors.org

Voi che ne pensate? Un eventuale Governo Mondiale si può ottenere solo tramite la dittatura? E se eventualmente esistesse qualcuno che vorrebbe instaurare questo tipo di governo planetario, secondo voi lo farebbe in maniera democratica?

Saluti
Vidocq

Comunicazione - Etichette: Quinto Potere!

Il fattore principale è soprattutto quello del "politically correct" feroce, tanto è che, mai come ora, il buonismo e la retorica sono stati così violenti e terroristi. E' sufficiente dire: "L'immigrazione è un problema", oppure: "i campi rom sono in degrado", e parte la solita pappardella buonista. 

Se ti permetti di aprire la bocca per dire la tua, parte subito il pistolotto, e talvolta ti dicono pure schifoso, ecc. ecc. ecc. Tanto è che a un corteo di sensibilizzazione sul degrado di una zona cittadina, ci si ritrova gli antifà canonici con l'ANPI che cantano "Bella ciao" e leggono lettere di partigiani, declamando qualche poesia, sotto l'occhio attento di una consigliera regionale. 

Nessuno ha voglia di rischiare di essere visto come razzista, xenofobo, omofobo, fascista, complottista, ecc. ecc. ecc. (repertorio tipico e standardizzato dei "troll" di sinistra) in quanto causa molto stress e non gratifica minimamente. Qualcuno tronca un suo stesso ragionamento dicendo "no, beh non facciamo complottismo", spezzando il suo discorso.


La gente ormai ha paura di dire ciò che pensa, e ha il terrore delle etichette e di tutto lo stress che ne consegue dalle etichette stesse, date dagli "alfieri" di questo sistema schifoso. Di solito questi "alfieri" o "troll" sono abbastanza intelligenti da averlo capito che le cose vanno così, e fanno ancora più schifo di altri che probabilmente possono essere ebeti, o in buona fede.

Saluti
Mstatus e Vidocq

Terra Domani: La sindrome della rana bollita

"Prendete una rana e buttatela nell'acqua bollente, con tutta probabilità salterà fuori immediatamente spaventata a morte. Se invece la posate delicatamente in una pentola piena d'acqua a temperatura ambiente, non ne riceverà alcun danno e nuoterà tranquilla. Se ora accendete il fuoco e lasciate crescere la temperatura, gradualmente, prima 40°, poi 50°, poi accetterà la situazione fino a lasciarsi bollire e morire. Gli scienziati chiamano questo atteggiamento "sindrome della rana bollita" come metafora della situazione umana che si appresta a varcare la soglia di trasformazioni irreversibili" 
Da Vivere In Brasile
Continua a Leggere su La sindrome della rana bollita

Immagine reperita da Vivere in Brasile

All'orizzonte cupo, desolato, e soprattutto incerto, si stanno formando dei densi nuvoloni neri. Ci vengono chiesti sempre più sacrifici nel nome della grande finanza mondiale (i pochi che hanno molto), e con la prospettiva che ci sarà una lotteria futura con in premio una qualche specie di ripresa che porterà un qualche benessere. I "molti che hanno poco", però, continuano ad essere bolliti come delle rane che accettano la situazione fino a diventare talmente deboli, che poi non riusciranno più ad alzare la loro testa, continuando l'ingrasso dei "pochi che hanno molto". 

L'Istat ci dice che la manovra prevista dalla Legge di Stabilità, non sortirà effetti più di tanto, però, i sacrifici li dovremo fare lo stesso nel nome del bene comune. Un po' come il cavallo Gondrano nella "Fattoria degli Animali". Lavorava sempre di più per il bene collettivo del quale tutti si riempivano la bocca, ma di fatto per il bene del maiale Napoleon al comando, ricevendo in premio una gita al macello una volta vecchio, e giunto al momento del pensionamento (premio lotteria futura). In compenso il maiale Napoleon continuava ad ingrassare alle spalle di Gondrano e degli altri animali. "Tutti gli animali sono uguali, però alcuni sono più uguali di altri", recitava alla fine l'unico comandamento ben visibile da tutti.

Tutto cambia, perché nulla cambi! Infatti stiamo assistendo al ritorno, anche se con volti nuovi, dei vecchi residuati bellici che hanno portato il nostro Paese alle condizioni in cui è, o meglio al Titanic mentre affonda con l'orchestra che suona sul ponte.

Per il nostro bene (bene comune), tempi straordinari, richiedono misure straordinarie! Nel frattempo continuiamo, pure, a farci bollire come le rane nella sindrome, in paziente attesa di essere avviati al macello.

Buona domenica!

Dario Calligaro

Tricesimo: Angolo via Pellizzari/Bissone ancora al buio?

In un recente articolo apparso sul Messaggero Veneto, il Sindaco di Tricesimo, Andrea Mansutti, precisava come nell’ambito della sicurezza il Comune non possa fare molto e che, pertanto, sarebbe opportuno che i cittadini si attivassero con una rete di relazioni in modo tale da scoraggiare la microcriminalità, e gli eventuali atti di vandalismo gratuito. Uno dei pubblici servizi che possono, perlomeno, scoraggiare tali fenomeni ed essere di supporto ai cittadini, è la pubblica illuminazione. A nessuno fa piacere, col favore del buio cittadino, di ritrovarsi l’auto graffiata per una fiancata e mezza, e poi buttare un migliaio e oltre di euro dal carrozziere trovandosi, magari, in contemporanea con le rate dell’auto da pagare.

Da quanto ci è stato segnalato, nella zona angolo di via Pellizzari/Bissone in prossimità della sala Pellizzari e della DNA Danza, la zona continua a restare al buio. Il mal funzionamento dell'illuminazione pubblica era già stato segnalato in precedenza sia dai diretti interessati, e sia da parte di una portavoce dell’opposizione cittadina. La domanda che sorge spontanea, visto che la zona pare sia ancora al buio, è quanto tempo serva per aggiustare l’illuminazione pubblica in tale luogo.

In un periodo in cui inizia a far buio presto, sarebbe quantomeno opportuno garantire una certa sicurezza sia per la circolazione, che per scoraggiare eventuali danni alle autovetture parcheggiate. La DNA Danza è frequentata da bambini, genitori, e insegnanti provenienti da varie parti della Provincia, e della regione che al termine delle lezioni escono e si immergono nel buio completo con conseguente possibile pericolo per la loro incolumità. Se proprio non si riesce a sistemare l’illuminazione pubblica "canonica", che si metta un faro provvisorio per dar un po’ di luce alla zona.

Ad oggi, 15 novembre 2014, la zona pare sia ancora al buio ! Che il Comune di Tricesimo crei la luce nell'angolo tra via Pellizzari/Bissone, come fece un po’ di anni fa Roger Vadim col suo famoso “Et dieu créa la femme”.

Il Buio oltre la siepe?

Dario Calligaro

Segnalazione e foto ricevute da Associazione DNA Danza (15 novembre 2014).

Sala Pellizzari ore 19.40 del 15 novembre 2014


Ingresso DNA Danza ore 19.41 del 15 novembre 2014


Tricesimo, Angolo Via Pellizzari/Bissone (incrocio) ore 19.42 15 novembre 2014

Prove tecniche di comunicazione di massa: Atrocity propaganda

L'immagine scelta riporta un manifesto propagandistico in cui viene raffigurato un soldato americano, utilizzato come rappresentazione della NATO,  mentre trafigge per mezzo di un'arma una bambina serba. Gli anni che vanno dal 1991 al 1995, sono stati teatro di numerose guerre d'indipendenza di diversi stati dell'ex Jugoslavia e forte è stato l'intervento della NATO, con lo scopo di ristabilire l'ordine. Ho scelto quest'immagine perché secondo il mio punto di vista rappresenta diversi elementi e tecniche adottate dall'atrocity propaganda.


Tecniche di atrocity propaganda adottate nel manifesto

Ricorso alla paura: il nemico, in questo caso la Nato rappresentata da un soldato americano, viene demonizzato. Il soldato trafigge una bambina serba e questo lo porta ad essere considerato come una persona malvagia e disumana.

Ridefinizione/Revisionismo: il manifesto demonizza il nemico americano e promuove la Serbia, territorio in cui si sta svolgendo la guerra. Dal punto di vista storico, sebbene gli americani siano intervenuti per ristabilire l'ordine, talvolta anche per mezzo di azioni irrispettose e cruente, in quest'immagine vengono demonizzati e screditati violentemente.

Transfert: la diffusione dell'immagine tra i serbi porta ad un forte rifiuto dell'America, degli americani stessi e della NATO.

Effetto gregge: il manifesto mira a promuovere una presa di posizione contraria agli americani e alla Nato tra i serbi, per il semplice fatto che non si potrebbe fare altrimenti. Gli americani sono il nemico,i rappresentanti del male,uccidono bambini innocenti e ostacolano il raggiungimento della libertà e dell'indipendenza  della Serbia.

L'utilizzo di armi, di un soldato come simbolo di guerra e di una bambina come simbolo d'innocenza, sicuramente hanno creato una forte risonanza tra il pubblico. Il manifesto impone al lettore un determinato punto di vista: l'americano è il male, mentre i serbi sono il bene, la giustizia, l'indipendenza e la libertà. Oltre agli USA, però, si vuole demonizzare anche la NATO e, di conseguenza, tutti i paesi compresi al suo interno. Il simbolo della NATO viene  riportato più volte nell'immagine: nella parte sinistra del manifesto e sull'elmo del soldato. 

Forte è anche il ricorso alle bandiere delle due realtà prese in considerazione: la Serbia che la rappresenta nelle trecce della bambina e l'America sulla divisa del militare. Sullo sfondo viene raffigurata  la città bombardata e distrutta dalle guerre. Il maggior effetto che questo esempio di atrocity propaganda ha prodotto, sicuramente, è stato alimentare l'astio verso l'America e il capitalismo occidentale.

Saluti
Guest Post di Sonia Calligaro

Intermezzo: mambo Italiano

Tra un post di politica e l'altro, accese discussioni, perculamenti vari, un piccolo intermezzo musicale: Mambo Italiano !!!
Dedicato a tutte quelle Signore di Tricesimo, e anche di Gemona (se ce ne sono), soprattutto quelle del Gruppo Ospedale, che ce l'hanno un po' con me, e anche a quelle Signore alle quali posso risultare in minima parte anche simpatico. 

Un po' di musica da istituto geriatrico.Buon ascolto se vi piace, altrimenti fa lo stesso, me l'ascolto io. !!! 

That's all folks
(By Mstatus)

Terra Domani: Prove tecniche di comunicazione?

"I maligni dicono che sia lei l’anima nera, quella che da dietro le quinte cerca di indirizzare il governo sul nodo delle coppie omosessuali. Fatto sta Elena Boschi cambia versione di volta in volta, quando parla delle unioni gay. Sceglie strategicamente quella più adatta al pubblico che le presta ascolto. Una furbizia" (Da Il Secolo d'Italia)
Mentre la Sig.ra Boschi si esercita nella comunicazione richiesta dai salottini bene televisivi, e della carta stampata, padri di famiglia che non sanno più come fare per andare avanti, e addirittura un Sindaco, si beccano le randellate in testa.


Prove tecniche di comunicazione!!! Il fascino discreto della borghesia: Ambrogio avrei un certo languorino. Ambrogio porta fuori il cagnolino Puffi Puffi (nome di fantasia), a far la pipì!!!

Terra Domani
Friuli Venezia Giulia
Dario Calligaro

Immagini reperite su internet.

Terra Domani Tricesimo: Il manganello come rimedio a chi alza la voce!

Ieri, 29 ottobre 2014, i cani da guardia del potere che si definisce moderato e che pare sia ammanicato con la finanza ed i padroni, hanno fracassato qualche testa a suon di manganellate a chi alzava un po' troppo la voce dimostrando che le cose non stanno andando proprio come si vorrebbe far credere.

Oggi, 30 ottobre 2014, a Tricesimo, al tabacchino di Borgo Sant'Antonio, termometro politico tricesimano, le vecchie e anche quelle meno vecchie dicevano: "Ai santi, cappotto e guanti".


Moderati unitevi!!! I soldi per pagare i cani da guardia, visto che voi non volete sporcarvi le mani, ce li avete. Un'incognita, però, c'è: che vi succederà quando al posto dei fischietti ci saranno i picconi?

Adesso ci sarà, probabilmente, una inchiesta per accontentare gli animi caldi, e qualche divisa finirà in Barbagia a controllare le pecore.

Dario Calligaro


La Marcia su Roma

Oggi, 28 ottobre 2014, per i più è un giorno come un altro, mentre per i "Camerati" rappresenta una giornata particolare, o meglio il 92° anniversario della Marcia su Roma. Spesso si tratta di Camerati che alle ultime elezioni hanno preferito sostenere l'improponibile ex cavaliere col suo nauseabondo CDX, nonostante facessero i duri e puri di fronte alla tomba di Mussolini, e nonostante ai gazebi per la raccolta firme giurassero di votare per la destra (non quella della Meloni).

Oggi, a Predappio, ci sarà la solita sceneggiata a beneficio dei commercianti locali, e per il prestigio del Sindaco PD che potrà fare bella figura coi suoi concittadini per il sostegno dato all'economia locale da tutti quei signori e signore vestiti come ad uno show di carnevale. Non mancherà neppure la sparata di Padre Tam durante la solita messa di suffragio. Almeno rinnovi il copione, è da anni che ripete sempre le stesse cose.

Alcuni Camerati, addirittura, preoccupati di non poter partecipare nella giornata di oggi alla commemorazione, ci sono già stati domenica scorsa, con tanto di foto pubblicate sulle loro bacheche. Complimenti! Ho visto su alcuni profili le foto in posa per l'occasione. Se questa è l'alternativa di destra, si comprende come il PD stia volando in alto. Inutile puntare il dito dicendo che gli elettori non capiscono nulla. Se non votano ci si interroghi sul fatto del perché non votano a DX, e spesso sostengono il CDX che alla pari del CSX è corresponsabile di aver portato il nostro paese nelle condizioni in cui è, consegnandolo alla finanza e ai padroni (domenica alla Leopolda c'era Serra). Se rappresentiamo lo zero virgola, non è colpa degli elettori, è colpa dei signori dirigenti che vogliono tenere i partiti allo zero virgola, e nel contempo mascherasi da carnevale per andare a Predappio.

Oggi il nostro Paese è nelle mani del PD, e per quanto riguarda una DX di governo l'alternativa è rappresentata dalle stampelle dell'ex-cavaliere FDI e Lega Nord. Perché, comunque, pur di entrare nella stanza dei bottoni, sia la Meloni, che Salvini dovranno andare in alleanza con il CDX (ex cavaliere di Arcore), che è quello che sta chiamando a raccolta i moderati.

Che ci sia odor di elezioni?


NOBIS, evitate, però, di far rivoltare nella tomba i morti per manifesta incapacità!

Saluti
Mstatus

Terra Domani - Genova: il solito copione.

In occasione della recente alluvione accaduta a Genova, abbiamo assistito, assistiamo e con tutta probabilità assisteremo, alla recita del solito copione già sperimentato negli anni precedenti, o in altri eventi catastrofici naturali. La colpa è sempre di qualcuno, e se non è di qualcuno ora pare sia della burocrazia, e le promesse effettuate in precedenza paiono andate a Ramengo. Il solito giro di lacrime di stato ben riprese dalle telecamere, e di parole di conforto e solidarietà. Però, a chi ha perso la casa o qualche famigliare, interessa poco che la colpa sia della burocrazia o di qualcuno. Ore e ore di trasmissioni televisive, e migliaia di righe scritte sulla carta stampata per gli indici di gradimento.


Tra qualche tempo, passata la buriana mediatica, ritornerà tutto come prima fino alla prossima alluvione ? Una cosa è certa, a chi è toccata, tocca e toccherà si dovrà tenere la Legge di Bartolomeo Pandetta ovvero aspetta e spera !

Terra Domani Friuli VG

Saluti
Mstatus

Riforma sanitaria regionale: è giusto puntare su un referendum abrogativo?

Cerchiamo di fare il punto della situazione. La riforma sanitaria regionale, da alcuni identificata come sacrosanta e da altri come d’origine satanica, sta facendo parlare di sé da qualche mese. I toni hanno assunto una gradazione più “alta” da circa un mese a questa parte, giorno più giorno meno. Il focolaio delle proteste si può identificare nell’Alto Friuli, in particolar modo nel cividalese e nel gemonese. Mi soffermo solamente su Gemona, avendo seguito in prima persona le elezioni amministrative del 25 maggio, prima delle quali ancora molti non avevano ben capito quali fossero le reali intenzioni della giunta regionale.

Innanzitutto in questo link trovate il testo incriminato: DISEGNO DI LEGGE N. 59. Come potete leggere a pagina XXIII:
“L’art. 34 prevede la riconversione per lo svolgimento di attività distrettuali sanitarie e sociosanitarie per i presidi ospedalieri di Cividale del Friuli, Gemona del Friuli, Maniago e Sacile, nonché di parte del presidio ospedaliero “Maggiore” di Trieste. Viene individuata la denominazione delle strutture riconvertite (“Presidi ospedalieri per la salute”) e definite le loro funzioni.”

In poche e semplici parole, si tratta di un declassamento degli attuali presidi ospedalieri sopraindicati, che diventeranno dei “semplici” distretti sanitari (praticamente dei poliambulatori), come quelli già esistenti (ad esempio Tarcento). Non entro nel merito dei pro e contro di questa riforma, che saranno stati sicuramente valutati adeguatamente da persone più competenti e qualificate di me; non posso tuttavia non nutrire una certa simpatia e solidarietà nei confronti degli abitanti del posto che comprensibilmente avvertono di aver subito un danno. È infatti legittimo domandarsi una cosa: è corretto che una struttura antisismica e relativamente nuova come quella di Gemona venga utilizzata in tale modo?

I cittadini di Gemona e di alcuni comuni limitrofi e della zona, hanno deciso spontaneamente di non restare inermi e si sono dati da fare. Il Gruppo Cicogna e il Comitato San Michele hanno organizzato conferenze informative in tutte le borgate della cittadina. È nato un gruppo pubblico su facebook che porta il nome di “IO VOGLIO L’OSPEDALE A GEMONA DEL FRIULI ! NEW”, che è cresciuto a vista d’occhio e vanta ormai oltre 2000 membri. Sono state organizzate manifestazioni pacifiche di ogni genere: dai flash mob [articolo qui] alle fiaccolate [articolo qui], fino ad arrivare a manifestare pubblicamente in piazza a Trieste, dove hanno partecipato anche diversi sindaci dell’Alto Friuli [articolo qui], e dove è stata presentata anche una petizione popolare con oltre 7.000 sottoscrittori. Tutte iniziative contornate da apparizioni sui telegiornali regionali, sulla stampa locale e alla radio.

Una riflessione sui numeri è doverosa. Considerando anche solamente l’elettorato del Sindaco Urbani (oltre 5.000 persone) bisogna dire che la partecipazione alle suddette manifestazioni è stata quantomeno deludente. Il Sindaco Urbani aveva infatti ottenuto l’appoggio unanime del Consiglio Comunale [vedasi qui, qui e qui] per intraprendere tutte le necessarie attività alla difesa del mantenimento del presidio ospedaliero San Michele (curioso che gli esponenti del PD locale siano andati in contrasto con il PD regionale). Quindi per quale motivo i sostenitori di Urbani hanno deciso di non partecipare? Non ritenevano valide le manifestazioni, oppure non ritengono così importanti gli effetti di questa riforma? Gemona ha oltre 11.000 abitanti, e considerando l’intero potenziale bacino d’utenza del San Michele le cifre aumentano considerevolmente.

A conti fatti sembrerebbe che questa riforma interessi a una ristretta minoranza della popolazione, pur trattandosi di sanità, ovvero priorità assoluta. Parliamo di una riforma studiata per oltre un milione di persone, è a dir poco impossibile che la stessa venga frenata da qualche centinaio di cittadini volenterosi. Infatti la riforma prosegue, con le dichiarazioni dell’Assessore Telesca volte a rassicurare i cittadini, in particolare gemonesi, sulla genuinità e positività che la stessa porterà. Alcuni però non hanno alcuna intenzione di arrendersi e dichiarano di voler indire un referendum abrogativo per bloccare democraticamente la riforma.

Qui si arriva al dunque. Secondo la legge regionale, per indire un referendum sono necessarie almeno 15.000 firme. Una cifra importante, tuttavia ritengo che sia alla portata della popolazione, che dopotutto era già riuscita a raccoglierne oltre 7.000 per la petizione e quindi le potenzialità ci sono, a livello teorico. Voglio però sottolineare una cosa: dopo essersi spaccati la schiena a raccogliere firme e lavorare, per sé e per gli altri, come la prenderebbero questi cittadini se il referendum non portasse i risultati sperati? Ricordiamoci che la riforma è regionale, al voto andrebbero tutti i cittadini della regione. Consideriamo anche l’egoismo e il campanilismo, molto forti in Friuli. Consideriamo poi il fatto che nessuna iniziativa ha finora destato l’interesse e tantomeno la preoccupazione nell’amministrazione. Consideriamo infine l’arma a doppio taglio che rappresenta un referendum. Qualora anche questa azione non avesse gli effetti sperati, sancirebbe la definitiva sconfitta di ogni protesta e legittimerebbe ulteriormente l’attuale giunta regionale nel procedere. Il risultato sarebbe disastroso per tutti coloro che hanno deciso di impegnarsi e di lottare per la causa, con conseguente frustrazione per aver sprecato tempo ed energie, e magari sentirsi dire “tanto non cambierà mai niente” da quelli rimasti a casa in pantofole a guardare una partita di calcio.

Quante speranze ci sono che questi cittadini riescano a convincere gli abitanti della regione a votare contro una riforma che è stata promossa dalla giunta, eletta democraticamente? Secondo me molto poche, ma gli auguro sinceramente di raggiungere il loro obiettivo.

Saluti
Vidocq

(Immagini da: aldorossi.altervista.org; triesteallnews.it; www.feds.ca)


Tricesimo, Guitar Sketch Trio.

Simpatico sketch musicale nella tarda mattinata di oggi, Domenica 28 settembre 2014, in Piazza Ellero a Tricesimo nell’ambito della nona edizione della manifestazione “Madame Guitar”. Il concerto, previsto inizialmente alle ore 11,30, è iniziato circa un’oretta dopo a seguito del protrarsi della Messa grande domenicale con successivo matrimonio, allietato del suono festoso delle campane che non consentiva di iniziare l’esecuzione dei brani ai chitarristi presenti.

Una scenetta divertente nella quale i chitarristi iniziavano a suonare, dovendo poi interrompersi all'improvviso al suono delle campane. Da spettatore sono rimasto piuttosto divertito da tutto l’insieme del momento, e mi sono ritornati alla memoria i personaggi di Giovannino Guareschi con le vicende di Brescello. Ricordo che “Candido” il quindicinale di satira fondato proprio da Giovannino Guareschi, è tornato in stampa recentemente..

Il “Guitar Sketch Trio” con i chitarristi Michele Pirona e Andrea Maurizi, ha aperto il concerto con un fantastico e indimenticabile “Guitar boogie” eseguito in modo magistrale, oltre che divertente, al quale sono seguiti alcuni brani di fama mondiale, compreso una ”Sinfonia n. 40 in Sol minore K 550” di Mozart in una versione per chitarra molto gradevole all'ascolto.

Successivamente Marina Bargone, accompagnata alla chitarra da Michele Pirona, ha presentato alcuni brani di colonne sonore da film. Ottima l’interpretazione di “These Boots Are Made for Walking” da Full Metal Jacket di Stanley Kubrick.

Un piacevole intermezzo allietato dalla musica dal vivo delle chitarre e della voce di Marina Bargone, e dal divertente fuori onda con la scenetta alla "Candido" di Giovannino Guareschi, col suono delle campane. Complimenti allo "Guitar Sketch Trio", a Marina Bargone per le ottime interpretazioni, e a Gianfranco Lugano che dalla console ha permesso di apprezzare in modo piacevole e avvincente le varie sonorità.

Dimenticavo: Auguri agli sposi accolti da un caldo applauso da parte dei numerosi presenti.

Saluti
Dario Calligaro

Relazioni pubbliche: Sono iscritta a una facoltà inutile perché desidero fare un lavoro altrettanto inutile.

Essendo iscritta a diverse pagine utili agli studenti che frequentano Uniud, spesso mi capita di ritrovarmi la bacheca Facebook zeppa di informazioni universitarie. Stamattina la mia attenzione è stata catturata dal post di un ragazzo, studente di giurisprudenza, che chiedeva disperatamente aiuto a chiunque lo potesse aiutare nella ricerca di un impiego che gli sarebbe servito a pagare le tasse universitarie,dato che si trova nel nostro paese senza il supporto economico dei suoi familiari. Allora mi sono messa a pensare a quanta gente si iscrive all’Università perché “non ha voglia di andare a lavorare” o di quanti studenti sento dire “questo esame lo darò; per questo non mi sento pronto/a,mi ritiro; mi laureerò un giorno,nel duemilaecredici” e così via. Insomma, l’italiano medio, incluso il giovane, si lamenta perché non trova un impiego, ma allo stesso tempo è lui stesso l’artefice della sua situazione. 

Poi,invece, c’è chi come questo ragazzo vorrebbe fare molto, ma non ne ha i mezzi. Io, che a parere di molti sono iscritta a una facoltà inutile perché desidero fare un lavoro altrettanto inutile che mi frutterà uno stipendio “da fame” , almeno non pratico lo sport del “mi lamento perché lamentarsi è meno faticoso del darsi da fare” e cerco di trarre beneficio da tutte le esperienze che sto facendo e che mi troverò ad affrontare in futuro.

Finché l’ambizione massima dell’italiano medio sarà giochicchiare con il pollice sulla tastiera dello smartphone per compiangere la propria situazione e inveire contro la politica del paese che offre scarse possibilità di lavoro per la gioventù , la strada verso la realizzazione personale sarà a senso unico, con un dirupo finale. 

Sicuramente è molto più semplice lamentarsi passivamente.

Saluti
Guest Post di Sonia Calligaro

Tricesimo, 6 settembre 2014: Scent of a Woman?

A Tricesimo, per il prossimo 6 settembre, la locale Pro Loco, in collaborazione con la Consulta Giovani, altri comitati e associazioni locali, ha organizzato l’evento "Notte Rosa", nel corso del quale, oltre al consueto intrattenimento, alle degustazioni gastronomiche locali, è prevista la selezione per il concorso di Miss Mondo e una serie di iniziative sul tema, oggi molto doloroso e più che mai attuale, della violenza sia domestica, che generale sulle donne.

Nella nota diffusa dalla Pro Loco si legge: “rappresenta un punto di svolta nella vita associativa cittadina rispetto al passato, e per il futuro è nostra intenzione organizzare un progetto comune condiviso da tutte le associazioni e comitati locali, ridando "vita" per quanto possibile a Tricesimo con una serie di eventi periodici e regolari legati alla cultura, alla "mondanità", alla valorizzazione delle nostre attività locali, e a temi di natura sociale”. L’iniziativa ha prodotto nell’opinione pubblica cittadina, com’era prevedibile, una serie di reazioni sia positive che di critica.

Una cosa è certa, le ragazze e le Signore (anche quelle meno giovani), che partecipano all’organizzazione dell’evento, ci stanno mettendo l’anima ed il cuore per la riuscita dello stesso, nonostante talvolta si trovino di fronte ad un proprio e vero fuoco di sbarramento. 

Riusciranno le nostre ragazze e Signore a sconfiggere i vari orticelli di guerra del Fiero alleaten Galeazzo Musolesi? 

A me, oramai anziano e forse anche un po’ rimbambito, non resta che lo “Scent of a Woman” e la scena cult del tango di Gardel.

Che dire? Forza ragazze, la Notte Rosa sta per arrivare!!!

Saluti
Mstatus

Maniago tra leggende e tradizioni - Parte II

Natale arboreo

Secondo un'antica leggenda, le piante nascono dagli dei e dai corpi delle ninfe. Sono considerate, giustamente a mio avviso, sacre. Una tipologia in particolare è degna di questo aggettivo: le erbe medicinali. Alcune di esse sono circondate da un alone di magia e di arcaico mistero. Per il Santo Natale a Maniago ci si dedicava alla raccolta di tali erbe per portarle alla Messa della mezzanotte perché potessero essere benedite dal prelato, aumentando così la loro efficacia.

Vischio

La raccolta del vischio, ritenuta pianta magica dai latini, ha origini molto più antiche di essi, essendo una tradizione druidica. A Maniago, e non solo, si soleva pestare le bacche gelatinose del vischio per crearne una specie di crema che ricordava il seme maschile. La crema veniva poi spalmata sul ventre delle donne per aumentarne la fecondità. Forse questo è uno dei motivi per cui, ancora oggi, il vischio sia collegato a credenze propiziatorie di stampo amoroso.

Rosmarino
Le piante di rosmarino, altrimenti note col nome fascinoso di "piante di rugiada marina", venivano raccolte nella notte di natale e nella vigilia per essere bruciate in particolari bracieri dedicati a placare le anime in pena e assicurare ai defunti una permanenza serena nell'aldilà.

Una leggenda vuole che la Vergine Maria asciugasse i pannolini del bambin Gesù proprio sui rami di rosmarino. Non sembrerà carino, ma si tratta pur sempre della cacca di un dio.


Ginepro

Il ginepro veniva raccolto per diversi motivi. Innanzitutto perché emanava un piacevolissimo profumo, soprattutto quando veniva bruciato. Rami di svariate dimensioni bruciavano nella notte di natale nei focolari di tutte le abitazioni. Naturalmente le bacche di questa pianta venivano, e vengono tutt'ora, usate largamente in cucina, per affumicare prosciutti e salami, o speziare gli arrosti o piatti di cacciagione.

A donare al ginepro un retroscena religioso è il libro di Amedeo Costa, del 1621, che la definisce una pianta curativa se non addirittura magica, in quanto capace di scacciare i serpenti (tipico simbolo cattolico per il Male). Nel libro si trovano anche indicazioni di come usare le bacche per estrarne un succo in grado di contrastare il veleno delle vipere, di come inalare i vapori di esse per disinfettarsi e favorire la respirazione. Funziona? Non lo so, ma vi sconsiglio di testarlo con le vipere.

In questo caso la leggenda affascinante vuole che la Sacra Famiglia si sia nascosta in un fitto cespuglio di ginepro al passaggio di Erode e i suoi sgherri.

Due arcane novelle

Tra tutte le strane storie, e non sono poche, che circolano attorno a Maniago, sicuramente le più curiose ed interessanti sono queste.

Leggenda della buona Anguana

Una brava donna di Poffabro, recatasi a Maniago per il giorno di mercato, si imbatté, al suo ritorno, in quella che le parse una salamandra in procinto di partorire. La donna disse "Povera bestiola! Ti potessi assistere nel momento del bisogno!". A quanto pare queste parole ruppero una sorta di incantesimo, o meglio, un maleficio ai danni di un'Anguana (creatura simile a una ninfa) che immediatamente tornò alla sua splendida forma originaria e benedì la donna, dicendole "Fila tela per i vestiti dei tuoi figli e per la tua famiglia.". 
La donna tornò a casa e cominciò a filare, per i figli e per tutta la sua famiglia. Sembrava che la tela fosse infinita, da quel giorno la donna non smise mai di filare. I suoi figli continuarono a filare, i figli dei suoi figli pure, fino ai figli dei figli dei suoi figli. Un giorno la famiglia se ne andò da Poffabro, apparentemente senza motivo e senza meta, e non fece più ritorno. Da allora non si hanno più notizie di loro.

Il vecchietto e il pastore

Un giorno, sulla strada per Frisanco, un povero pastore incrociò un vecchietto, malconcio, gozzo, zoppo ed orbo, che volle trattenerlo per una conversazione. Gli chiese informazioni su come andava il mondo, come andava la sua vita, quale fosse la sua situazione famigliare ed economica. Il vecchietto gli disse di seguirlo, perché lo avrebbe accompagnato ad un prezioso tesoro. I due camminarono per tre ore, fino a quando arrivarono in un boschetto di nocciole. A questo punto il vecchietto aprì una porta nascosta, mimetizzata tra le piante, e disse al pastore di seguirlo. Il pastore si ritrovò in una grande sala con mucchi di carbone in ogni angolo e il vecchietto gli disse di passare una volta alla settimana e prendere tre manciate di carbone, a patto che non lo dicesse mai a nessuno. Il pastore così fece, ogni settimana si recò nel salone del carbone e si accorse, solo dopo averlo preso in mano, che il carbone in realtà era denaro.
Il pastore da quel giorno poté godere di una vita più che dignitosa, ma per quanto lo abbia cercato, il vecchietto non fu più trovato.

Fine.

Saluti
Vidocq

(Fonti: Wikipedia; libro "Guida insolita del Friuli"; sito www.enrosadira.it; sito www.campiglia.net; sito www.tantasalute.it;blog bestyledistrict.wordpress.com; racconti di una strana prozia)



Maniago tra leggende e tradizioni - Parte I

Quando si parla di Maniago, la prima cosa che viene in mente è "la Città del Coltello". D'altronde questa è l'arte che maggiormente rende nota la località in Friuli e fuori da esso, ma ci sono molte cose da raccontare della silente cittadina al centro della provincia di Pordenone...

Presunte origini dell'arte fabbrile

Le origini di questa straordinaria arte sono assai antiche, il primo fabbro ufficialmente riconosciuto è infatti Tubal-cain, nipote nientemeno che di Caino. Nella Bibbia viene definito (nel libro della Genesi) "l'artefice di ogni sorta di strumenti di bronzo e di ferro". L'archeologo T. C. Mitchell afferma che "Egli scoprì la possibilità di fucinatura a freddo, di primordiale bombatura del ferro meteorico", altri ricordano Tubal-cain come un chimico, un costruttore d'armi, un assassino, un esperto di arti marziali e tante altre cose. Nei secoli dei secoli (tanto per restare in tema biblico) l'arte si diffuse in ogni angolo del globo, migliorò, vide un'evoluzione straordinaria, nessun materiale rimase immune all'arte considerata, pensate un po', addirittura di origini demoniache

Fin dall'Alto Medioevo, la cittadina di Maniago dovette sostenere una pesantissima rivalità con la città spagnola di Valladolid per assicurarsi il primato della produzione di spade, principale impiego dell'arte fabbrile dell'epoca, funestata da continui conflitti. A quanto pare risulta essere proprio Maniago la vincitrice di questa particolare competizione, mantenendo l'arte della fabbricazione di spade ed affinandola nella fabbricazione di coltelli, di cui è regina. Chef e macellai assicurano che i prodotti di Maniago sono il meglio che si possa trovare sul mercato.


Consigli agricoli

Da secoli i contadini di Maniago seguono un ferreo codice di condotta per quanto concerne l'agricoltura. In particolare si dedicano ad uno scrupoloso studio dell'astrologia e di come essa influisca nella coltivazione della terra. Seguendo le fasi lunari gli agricoltori regolano la coltivazione della terra, la semina dei campi e degli orti, l'inserimento delle piante da frutto nei boschi e nei giardini e la posa a dimora delle vigne. I lavori agricoli danno poi il ritmo alle feste contadine, a quelle patronali e a tutte le tradizioni del paese. Da segnalare l'esistenza di un piccolo libro scritto da mano anonima attorno al 1500, dal titolo "Osservazioni della Luna sopra l'Agricoltura", dove sono riportati i migliori consigli per la piantagione di alberi da frutto.


Tuttavia l'agricoltura nel territorio di Maniago e di quasi tutto il pordenonese si rese protagonista di un periodo cupo e tumultuoso della storia friulana. Durante la fine del Quattrocento, scoppiarono nel territorio numerose rivolte popolari guidate dai contadini. Le loro ragioni erano più che legittime: i contadini rivendicavano il diritto di coltivare i terreni in disuso dei nobili e dei feudatari. Un ingiusto spreco del territorio, ma alla Serenissima, che in tale epoca dominava la zona, questo interessava poco. Quando i contadini riuscirono ad occupare i terreni incolti, tra cui quelli di proprietà di alcune importanti abbazie, Venezia inviò un contingente militare, probabilmente mercenario, a sedare la rivolta e riprendere il controllo della situazione. Inutile dire che i contadini nulla poterono contro i militari, che imposero la pena capitale a tutti i rivoltosi restii a gettare le armi.

Fine prima parte. Continua...

Saluti
Vidocq

(Fonti: Wikipedia; libro "Guida insolita del Friuli"; sito del Museo dell'Arte Fabbrile e delle Coltellerie; racconti di una strana prozia)




Terra Domani: Giornate di ordinaria follia?

In questi ultimi tempi mi sono impegnato a dare una mano e sostenere persone che parlavano di valori altissimi quali sincerità e onestà, per poi rivelare una personalità diametralmente opposta a quella professata così alacremente. Non ho bisogno di baci sulle natiche o altre forme di adulazione, preferisco le critiche, se sono fondate. Non ho tempo per stare dietro a mestruazioni maschili. Invece di sparlucchiare, giudicare, infangare, minacciare, puntare il dito qui o la, guardate in casa vostra tutto lo sterco che avete e cercate di crescere un minimo indispensabile per non essere divorati dal mondo che vi siete creati. 

Qualche aneddoto? Mah, ce ne sono fin troppi. Telefonate ingannevoli, richieste di metterla in quel posto a qualcuno, bugie da scuola media (forse). Amicizie di fb che spariscono (come se questo fosse chissà quale torto inferto) e quando ne chiedi il motivo ti dicono una balla (appunto, scuola media circa). Persone che non hai mai né cercato né importunato, che ti accusano di cose vaghe, gli chiedi spiegazioni e non ne danno.


In passato ho già visto gente simile: ciance, farneticazioni, gente che si autosuggestiona parlando di cose che non esistono, per poter giustificare la loro situazione. Persone pronte a riempirsi la bocca di paroloni, sia positivi sia negativi. Persone che si dedicano al prossimo per poi poter dire "io ho fatto, tu no" o "tu che cazzo hai fatto?" ed altre sciocchezze puerili. Se volete davvero aiutare le persone, fatelo e basta, senza farvi tanta pubblicità e darvi tante arie. Se avete disagi personali che non riuscite a risolvere, non fatene una colpa agli altri.


Ho notato poi che a queste persone piacciono i melodrammi e le minacce da Far West. Forse non vi rendete conto che il mondo non funziona come va a voi, le cose non stanno come la vostra piccola mente vi sta facendo credere. Tutto ciò che è accaduto tra noi, lo dico per chi legge ed è chiamato in causa, direttamente o indirettamente, è tutto scritto e documentato. Visto che siete tutti fenomeni, vediamo se siete in grado di alterare anche questa realtà.

Sono sempre stato disponibile a chiarimenti, al dialogo, al confronto. Non rompetemi le palle al telefono però, lasciatemi qualcosa di scritto. Voi invece no, perché? Non vi va oppure non vi conviene? Pazienza, sapete benissimo dove/come/quando contattarmi, se avete qualche problema. Potete anche venire a trovarmi se vi va. Oppure restate a marcire nell'odio, e continuate a bofonchiare tra uno sputo catarroso e un altro. Per me sono solo borborigmi.

Saluti

Vidocq


(Immagini da: www.nrccstudents.orgwww.rivistastudio.com; max400.forumfree.it)

Pulfero: roccaforte naturale simbolo del travaglio delle Valli.

Siamo nella zona più orientale del Friuli, dove la cultura friulana si confonde con quella slovena. Tra Cividale del Friuli e la valle dell’Isonzo ci sono quattro valli naturali che si inoltrano fino al Goriziano sloveno, queste valli prendono il nome di Valli del Natisone, dal noto fiume che le attraversa. Oltre al fiume Natisone, il “monumento naturale” che caratterizza le Valli è il monte Matajur, che sovrasta la cittadina di Cividale. Quando si parla di Valli del Natisone, il paese che più mi viene in mente (dopo San Pietro al Natisone) è Pulfero.
  
Storia geopolitica

In epoca romana il fortilizio di Antro era una base piuttosto importante, in quanto era utilizzato per controllare la via di comunicazione con il bacino danubiano (la strada del Pulfero). Ma la porzione di Storia più rilevante della zona di Pulfero e di tutte le Valli del Natisone si identifica nel primo medioevo. In tale epoca, infatti, si verificarono grossi cambiamenti nell’area dal punto di vista geopolitico, a causa principalmente delle invasioni degli Avari (di cui vi ho parlato anche la volta scorsa) e delle popolazioni slave al loro seguito. Paolo Diacono ce ne parla nel suo Historia Langobardorum, dove si sofferma in particolar modo sulle vicende del Duca Vettari e della sua battaglia con le truppe slave nel 670. In seguito al trattato di pace stipulato tra slavi e longobardi, dove i primi prendevano possesso di tutta la zona collinare, la cosiddetta “Slavia Veneta” godette di un lungo periodo di pace e di autonomia politica e militare.

La comunità era strutturata in due grandi istituzioni chiamate “Banche” (non quelle che conosciamo, ahinoi, oggi) che si chiamavano Mersa e Antro. Il territorio di Pulfero apparteneva alla Banca di Antro ed aveva l’onore di ospitare, nel suo villaggio di Biacis, la lastra di pietra sotto i tigli in cui tutti i rappresentanti eletti della Banca si riunivano per le questioni amministrative e giudiziarie. La Banca di Antro si occupava di tutto il territorio della Val Natisone e della Valle dell’Alberone (due delle quattro Valli del Natisone). L’istituzione massima della zona era infine il Grande Arengo, che si riuniva vicino la chiesa di San Quirino e a cui partecipavano rappresentanti di entrambe le Banche. Il Grande Arengo si riuniva una volta all’anno e si occupava delle più importanti questioni di tutta la Slavia Veneta.

Questa conformazione geopolitica si mantenne per lungo tempo, dal Patriarcato di Aquileia fino alla caduta della Repubblica di Venezia. Fu l’arrivo di Napoleone Bonaparte a modificare questo assetto, dividendo tutto il territorio in diversi Comuni indipendenti (quasi tutti tutt’ora esistenti). Con il famoso Trattato di Campoformio (attuale Campoformido) tutta la Slavia Veneta fu ceduta all’Austria, per poi tornare al Regno d’Italia (napoleonico) dopo la pace di Presburgo, per poi tornare all’Austria dopo la convenzione di Schiarino-Rizzino (come porzione di Regno Lombardo-Veneto), per poi tornare di nuovo al Regno d’Italia dopo la pace di Vienna e un referendum popolare che permise ai cittadini stessi di scegliere tra il dominio asburgico e quello sabaudo.
  
Leggenda della Grotta d’Antro

Un interessante aneddoto, forse non noto ai più, è quello che riguarda la Grotta d’Antro e la Regina di Cividale. La leggenda narra di quando Attila arrivò in Friuli, devastandolo, e di come la Regina di Cividale decise di rifugiarsi nella Grotta d’Antro per sfuggire al suo infausto destino. Poco ci volle perché il Flagello di Dio, con i suoi metodi caratteristici, scoprisse ove si nascondeva la sventurata. Il potentissimo re degli unni ordinò di dare luogo ad un duro assedio, in quanto bramava la testa della regina (o forse altro?), che non poteva sfuggire alla sua furia.

La regina non era una sprovveduta, e dopo un lungo periodo d’assedio, ormai ridotta alla fame lei ed i suoi sudditi più fedeli che l’avevano seguita, ebbe l’idea di truffare Attila e il suo imbattibile esercito. Si dice che gettò fuori dalla Grotta l’ultimo sacco di frumento rimasto e che pronunciò tali parole:

“Tanti sono i grani di frumento che vi getto e tanti sono i sacchi che noi ancora conserviamo. Se volete, e credete, state ancora ad assediarci, ma noi per fame non ci arrenderemo mai”.

Dopo tali parole, il feroce unno decise, di comune accordo con i suoi generali, di interrompere l’assedio e dedicarsi ad altre zone del Friuli. 

In segno di gratitudine, la regina donò alla chiesa di Ponteacco (dove si erano accampati gli unni) numerosi possedimenti con in cambio il patto di donare, ad ogni vigilia dell’Epifania, cibo e vino alle famiglie del borgo. La regina si distinse infine per un gesto assai nobile, che dovrebbe essere da esempio per tutti coloro che ricoprono tale fortunata investitura, donando la rocca della Grotta d’Antro, assieme all’arcolaio e al fuso d’oro, alla famiglia più povera della zona. Sono visibili tutt’ora, nella Grotta, le buche dove erano depositate le provviste durante l’assedio e il forno dove veniva cotto il pane.

Visitate questo link per una descrizione dettagliata della Grotta d'Antro: La Grotta di San Giovanni d'Antro.


Saluti
Vidocq

(Fonti: Wikipedia; libro "Guida insolita del Friuli"; sito Cividale.com; sito VallidelNatisone.it; blog digilander; racconti di una strana prozia)

Gemona: cuore del Friuli fino all'Estremo Oriente - Parte III

Terza parte (ed ultima, non preoccupatevi) del mio breve racconto pseudostorico sulla bellissima cittadina di Gemona del Friuli. In questa parte cercherò di deliziarvi con quelle che sono a mio avviso le più interessanti curiosità che circondano Gemona di un alone di importanza storica non indifferente. Vi chiarirò finalmente anche perché ho deciso di scegliere il titolo che ho scelto…

Giocatori d’azzardo e Magia Nera

Lo sviluppo economico di una città ne comporta anche lo sviluppo di abitudini non sempre pie. L’aumentare della pecunia nelle saccocce dei gemonesi portò loro a dedicarsi ad attività meno lecite e onorevoli delle precedenti di cui vi ho parlato. Tuttavia, questo genere di cose accade ovunque nel mondo intero, per cui è inutile soffermarci granché sui vizi su cui si gettano le persone una volta ottenuta un’abbondante (o anche no) disponibilità economica. Basti sapere che una delle attività che più presero piede in epoca medievale fu il gioco d’azzardo. Ciò che è davvero interessante da raccontare è la storia della maga Tarsilia, di cui si dice che fosse in grado, utilizzando la corda di un impiccato, di far smettere le persone di giocare.

Un metodo a dir poco bizzarro, ma quale maga non lo è? Inoltre, a quanto pare, Tarsilia possedeva veramente qualche strano potere, dato che le sue stregonerie si dice che avessero un enorme successo. Tra le gesta della maga possiamo nominare la capacità di far riconciliare, tramite l’ingestione di piante di rose, coppie separate, famiglie distrutte, rapporti spezzati. Niente che un amico o un parente non possa fare tramite dei buoni consigli, voi direte, ma Tarsilia era anche in grado di far ritrovare oggetti smarriti, persino soldi. Le sue doti erano ammirate da Gemona a Cividale, dove ormai era diventata un personaggio piuttosto famoso.

Purtroppo fu proprio la sua fama a condannarla. L’importanza di Tarsilia nella comunità era ormai diventata troppo altisonante per non attirare l’interesse della Santa Chiesa. Morale della favola? Tarsilia è forse una delle poche streghe della storia a non essere bruciata sul rogo! Una volta convocata dal Tribunale dell’Inquisizione, infatti, fu condannata “solamente” all’esilio, ma arricchito da un tipico monito ecclesiastico: fu scortata fino alla porta della città e ricoperta di frustate da due "giannizzeri d’elite" scelti apposta per l’occasione, uno proveniente da Gorizia e uno da Portogruaro.

Un antichissimo santuario

Chi non ha mai sentito parlare di Sant’Antonio? Sì, proprio lui: Sant’Antonio da Padova. Ebbene pochissimi sanno che a Gemona esiste un luogo sacro dedicato a tale importantissima figura della storia del Cristianesimo, si tratta del santuario di Sant’Antonio. Che cosa c’è di tanto strano o interessante? Semplice: si tratta del più antico tempio dedicato al culto di sant’Antonio della Storia. Non è famoso come quello di Padova, dove il santo morì, o come quello di Lisbona, dove il santo nacque, ma sappiate che vi sono dei documenti che certificano il passaggio nella cittadina pedemontana del dottore della Chiesa.


Tali documenti riportano che il frate frequentò la piccola chiesa (da cui il santuario deriva) all’incirca attorno al 1227, chiesa che venne però consacrata solamente diciassette anni dopo la sua morte, ovvero nel 1248, data in cui tale chiesa venne dedicata al defunto prelato. Stiamo parlando di decenni prima dell’edificazione della basilica di Padova e la leggenda vuole che sia stato proprio sant’Antonio ad ideare la piccola chiesa, dopo essere stato in visita a Gemona dei suoi confratelli, di cui era superiore generale. Purtroppo il terremoto distrusse la chiesa originaria, che venne poi ricostruita secondo canoni architettonici più contemporanei.

La missione di Fra Basilio

Siamo giunti al punto: perché diavolo ho scelto questo titolo? Che ci azzecca Gemona con l’Estremo Oriente? A prima vista nulla, ma se andiamo a spulciare nei polverosi archivi della Storia, non possiamo non restare sorpresi!

Dal Cinquecento in poi il mondo occidentale e quello orientale cominciarono ad instaurare rapporti commerciali estremamente consistenti e redditizi. Le merci orientali erano molto rare in Europa e il mercato era fiorente e fonte di immensi guadagni e ricchezze per ambo le realtà economiche. Gli scambi, però, rimasero a lungo puramente commerciali, dettati da un interesse materiale, legato al denaro. Non esistevano contatti tra le due culture da un punto di vista sociale, politico, diplomatico e culturale. Dopotutto la cultura orientale, in particolare quella cinese, era già da allora considerata tra le più vaste ed antiche del pianeta.

Fra Basilio Brollo, di Gemona, si trovò nel porto di Venezia a dover prendere una decisione importantissima: partire per la Cina oppure no? La risposta fu scontata ed immediata. Il suo compito era quello di portare la parola del Vangelo nell’Estremo Oriente, ma non è questo il motivo per cui io voglio parlarvi di lui. Dopo anni di viaggio, passando anche per le famose città di Shanghai e Pechino, fra Basilio si trovò nella città di Sian, nel cuore della Cina, dove visse per oltre vent’anni, fino alla sua morte.

Oltre a portare a compimento la sua missione di divulgazione del verbo ecclesiastico, Basilio ebbe modo di studiare in maniera assai approfondita e di traddurre la letteratura cinese, i suoi vocaboli, i suoi caratteri, e decise così di realizzare quello che è tuttora considerato il primo dizionario cinese-latino della Storia. Questo manufatto di inestimabile valore divenne ben presto lo strumento più importante che portò all’avvicinamento della cultura europea a quella cinese. Esso veniva usato non solamente da religiosi e missionari, ma anche da diplomatici, studiosi e grossi commercianti. Nonostante questo il dizionario rimaneva un prodotto assolutamente elitario, a cui pochissimi eletti avevano accesso. Ad intuire l’importanza di una stampa più consistente dell’opera fu nientemeno che Napoleone Bonaparte in persona, che ordinò di tradurlo in francese e di stamparlo. Possiamo dunque dire che fu Fra Basilio Brollo da Gemona a rompere il ghiaccio con quella che era considerata una misteriosa e quasi leggendaria civiltà.

« ...Dio ci guardi l'arrivare ad un convito in China, è un piciolo purgatorio ... »

Saluti
Vidocq

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