Terra Domani - Riflessioni sull'immigrazione e il multiculturalismo

In questi giorni si fa un gran parlare dell'immigrazione, dei morti e quant'altro. Attorno al 2006, allora non mi occupavo di politica attiva, scrivevo che la società multietnica (multiculturale o quello che vi pare), era un fatto inevitabile, in quanto le migrazioni dei popoli sono dei fenomeni che non si possono annullare con un colpo di spugna o spegnere a proprio piacimento, come togliendo la monetina dal juke box. Per cui, dato che comunque si sarebbe arrivati là, andava riflettuto e visto sul come arrivarci, più che sul fatto di non arrivarci.

Per molti, oggi, l'immigrazione è la causa di tutti i mali, e si propongono delle soluzioni "slogan", tanto drastiche quanto inapplicabili. Non si tratta di azzerare i propri usi, consuetudini, tradizioni a favore di altre culture, ma piuttosto di riuscire a convivere socialmente per uno scopo comune (tutti abbiamo bisogno e vogliamo campare tranquillamente).


Molti mi contestano quando scrivo che, secondo me, i simboli religiosi negli edifici pubblici non ci devono stare, non tanto per far posto a nuovi simboli nel nome di un buonismo ipocrita, ma perché uno Stato che abbia o che debba costruire una società multietnica (multiculturale), non può parteggiare per qualcuno in particolare rispetto agli altri. Deve garantire che ognuno possa essere in grado di esprimere il proprio credo, senza per questo essere guardato o esposto o additato come un animale raro. Come ho precisato non significa annullarsi in favore di altri, ma permettere una convivenza possibilmente civile. Una volta una persona mi disse che si annullava per i propri figli, cosa che, secondo me, non sta né in cielo né in terra, in quanto i figli si crescono, si aiutano quando serve, ma non ci si annulla per loro.

L'immigrazione è un problema, ma non il problema. Cominciamo a ragionarci sopra sul come risolvere il problema e regolamentare, senza poi versare ipocrite lacrime di stato per i morti.

Dario Calligaro

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