Rivoluzione: tra il dire e il fare...

In questi giorni ho avuto modo di sentire diverse opinioni sulla situazione nel nostro Paese, su ciò che bisogna fare, non fare, ecc. Per lo più restano i discorsi dell'Osteria al Gallo Rosso (nome di fantasia). Non parliamo poi delle promesse in occasione delle elezioni da parte dei vari politicanti di turno. Tutti promettono tutto e anche di più! Si dimenticano, però, una cosa: oramai sono piuttosto inflazionati.

Si parla di rivoluzione, ma quale rivoluzione? Quella francese? Quella alla Brignano? Non c'è il pane e si mangiano le brioches? In realtà non siamo nemmeno all'altezza della "Comune di Parigi" che durò pochi giorni! Che, tra l'altro, finì in un massacro con relativo bagno di sangue per la feroce repressione. Noi ci becchiamo il massacro della "macelleria sociale", e di rivoluzione manco si parla, anzi, mai termine fu più abusato come da qualche tempo a questa parte!


Abbiamo capito quali sono i mali che ci affliggono, ma che facciamo? Tutti pronti per fare la rivoluzione? E il lavoro sporco chi lo fa? Qualche panzone molle che predilige tenere le proprie grasse natiche su di un comodo divano, e che non può andare in battaglia perché la moglie ha il mal di panza per le sue robe? O magari qualcun altro che preferisce passare le giornate al bar a lamentarsi e bere vinaccia? O forse quelli che devono guardare la partita di calcio, altrimenti si sentono persi?

Proprio recentemente ho avuto modo di assistere ad una riunione in cui si parlava di Massoneria e di tutto l'ambaradan. Interessante, ma, ripeto, i mali li conosciamo, la cura siamo disposti a somministrarla? Non credo.

Ai posteri l'ardua sentenza.

Saluti
Mstatus

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