Il mistero della strage del 1° Maggio a Portella della Ginestra

Dopo aver letto diverse pubblicazioni e ricerche di esperti su Giuliano e la Strage di Portella della Ginestra avvenuta nel lontano 1° Maggio 1947, materiali nei quali si fanno ipotesi completamente difformi da quelle che il pubblico è stato portato a credere dalle fonti “ufficiali” per diversi decenni, mi è venuto un dubbio atroce: che c’entra Giuliano con Portella?; è possibile che questi non abbia neppure presenziato alla strage?; è possibile che abbiano sparato persone a lui del tutto sconosciute?

Non desidero difendere nessuna tesi, ma credo che questi angoscianti quesiti debbano ricevere una risposta, se non si vuole fare un torto alla storia. Quantunque accusato di tanti fatti di sangue, mi sembra davvero difficile pensare che Giuliano abbia sparato deliberatamente su poveri lavoratori che appartenevano alla sua stessa estrazione sociale. Non lo potrò mai credere. Forse Giuliano è stato giocato da qualcuno più grande di lui, che gli aveva dato lo “strano” consiglio  di recarsi a Portella per spaventare i lavoratori, non certo di sparare, alla quale ultima proposta credo che Giuliano si sarebbe opposto con tutte le sue energie.

Giuliano usato dunque come “parafulmine” da coloro che organizzarono davvero la strage?

Sembra difficile crederlo, ma i nuovi fatti indagati da illustri storici mettono in evidenza indizi e prove che sembrano ineccepibili: i siti delle postazioni da cui sono provenuti gli spari sarebbero stati almeno quattro; le armi da fuoco di Giuliano e compagni avrebbero sparato al più in aria senza colpire nessuno e questo sarebbe comprovato dalle analisi dei proiettili trovati nei corpi degli uccisi, proiettili non in dotazione alla banda Giuliano; sarebbero stati trovati sulle montagne adiacenti Portella qualcosa come 800-1000 bossoli, ciò significa che a sparare sarebbe stato un vero e proprio plotone agguerrito e con intenzioni terroristiche e non certo le dieci-undici persone della banda; si parla di strane schegge di armi a quel tempo molto sofisticate trovate sui corpi dei morti che rimanderebbero alla presenza in quel di Portella di ignoti tiratori scelti  di cui si ignora il rapporto con Giuliano e di cui addirittura non si può affermare se questi ne era a conoscenza; si accenna a strani individui anche stranieri che sarebbero stati infiltrati nella banda per perdere Giuliano e metterlo contro quegli stessi contadini sul cui aiuto e silenzio si era sempre appoggiato per sfuggire alla cattura……

Con questo non voglio dire che Giuliano sia del tutto da scagionare da questo delitto, ma credo a questo punto che la storia di Portella vada completamente rivista. Non c’è dubbio che i caporioni di allora, alla vista della fama che si era creato Giuliano tra la povera gente, abbiano voluto fargli uno sgambetto, sia per attrarlo nella loro orbita e sia per metterlo in cattiva luce. Giuliano del resto era inseguito da diversi mandati di cattura e per sopravvivere aveva bisogno di appoggi e protezioni non proprio all’altezza della sua fama e se li accettò lo fece solo perché impossibilitato a farne a meno, si trattava di semplice sopravvivenza e chiunque al suo posto, braccato ferocemente dalle forze dell’ordine, credo non avrebbe potuto respingerli, in quanto in caso contrario sarebbe stato ben presto preso, arrestato e forse ucciso, come poi del resto accadde.

Si era fatto dunque una sorta di accordo: la sua protezione “costava” e dunque era necessario che egli prestasse i suoi servigi a chi la pagava. Ma da qui a dire che egli sia divenuto un uomo sanguinario al soldo di terroristi e stragisti ce ne corre. E’ risaputo del resto che specialmente nel secondo semestre del 1948 Giuliano abbia messo in opera un’ampia campagna di vendette contro coloro che gli avevano proposto mare e monti e questo dimostra, se ce ne fosse bisogno, che Giuliano aveva agito in stato di bisogno e che in ogni caso gli accordi riguardavano soltanto appoggi più che altro simbolici che la sua banda avrebbe dato a pezzi forti della politica e della mafia, appoggi più che altro di tipo logistico, dimostrativo e anche di carattere elettorale, ma non certo di natura terroristica e stragistica, la qual cosa contraddirebbe in maniera eclatante tutta la sua storia che lo vide costantemente in lotta, quanto meno implicitamente, contro i poteri forti della mafia e della politica.

Ovviamente non sta a me giudicare le “gesta” di Giuliano e tuttavia, se dobbiamo credere anche all’impostazione de “IL SICILIANO”, il film su “Turiddu” girato più di venticinque anni or sono dal regista americano Michael Cimino, dobbiamo ribadire con forza che la “leggenda” dell’uomo che levava ai ricchi per dare ai poveri non è poi tanto campata in aria.

E allora? Quali furono davvero i rapporti tra Giuliano, la mafia, la politica e non meglio specificabili potentati al soldo di interessi stragistici anche di ordine  internazionale? Non saprei, del resto gli storici non sono tutti d’accordo su questo angoscioso quesito e quindi la mia conclusione non può che essere quella di un semplice studioso dilettante e di un lettore appassionato di libri, il quale ritiene del tutto personalmente che sia lecito riscrivere la storia di Portella della Ginestra fin dall’inizio, nel dubbio atroce che Giuliano sia stato giocato e abbia svolto in questa vicenda solo un ruolo molto marginale e restando o facendolo restare completamente all’oscuro delle trame che dietro di lui si intessevano tra personaggi oscuri fatti infiltrare subdolamente nella sua banda e tra questi e ambienti del tutto esterni ad essa.

Saluti
Vipom

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